CANTO ALLA DURATA

domenica 9 ottobre ore 16
CASA FOOLS – via Eusebio Bava 39, Torino
Spettacolo con tè e biscotti

Evento in collaborazione con Casa Fools

BIGLIETTI
Spettacolo, tè e biscotti (leggi qua per il menu!)
Intero: 15 € + prevendita | Ridotto: 13 € + prevendita | Speciale Tea for two: 2 biglietti a 10 € + prevendita
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CANTO ALLA DURATA

di Peter Handke
traduzione di Hans Kitzmüller
con Sara Bertelà e Anna Ravera
e con Socrate e Wislawa (due pesci rossi)
progetto di Sara Bertelà per una voce recitante e una “tata” che faccia i biscotti durante la lettura
dedicato a Tata Eleonora e Franco
produzione
Coop CMC/Nidodiragno produzioni

«È da tanto che voglio scrivere qualcosa sulla durata, non un saggio, un testo teatrale, non una storia – la durata induce alla poesia. Voglio interrogarmi con un canto, voglio ricordare con un canto, dire, affidare a un canto cos’è la durata (Peter Handke)

Si tratta di un brano di Canto alla durata, opera che che mi accompagna da quasi trent’anni.

Il classico libro che si tiene accanto al letto, si porta con sé in vacanza, si legge agli amici e alle persone che si amano, di tanto in tanto, ed è sempre nel mio camerino.

Passato inosservato alla prima uscita, come un testo minore, il Canto alla durata si rivela invece una delle riflessioni centrali dello scrittore austriaco, premio Nobel nel 2019.

Anomalo come genere rispetto alla produzione prevalentemente in prosa di Handke, questo poema in versi liberi è uscito per la prima volta in Italia nel 1988, una piccola casa editrice del Friuli, rimanendo per molti anni perlopiù introvabile nelle librerie.

Prendendo spunto da Goethe, “maestro del dire essenziale”, Peter Handke ci regala in questo poemetto una sua ricerca personale sul concetto di durata, l’entità temporale ed emozionale che fornisce contorno a quanto ha la tendenza a dissolversi. Non necessariamente connessa al ripetersi degli eventi quotidiani, e svincolata dalla permanenza in luoghi o itinerari consueti, la sensazione della durata è forse come l’esito della fedeltà a ciò che ognuno di noi sente come profondamente proprio, la sensazione  che ci fa percepire il nostro divenire in alcuni luoghi, con alcune persone, in alcuni momenti, nel corso del tempo.

La fedeltà o ancor meglio l’amore  per “certe piccole cose” che ci accompagnano “in tutti i traslochi”, per certi luoghi, una piazza, un paesaggio, un angolo di mondo in cui ci ritroviamo ogni volta di fronte a noi stessi, fedeltà  e consapevolezza  del filo che ci unisce a certi compagni di viaggio, a certi momenti particolari della vita che si riproducono quasi uguali a se stessi, ma sempre diversi. 

La durata non esiste a priori, è una ricerca silenziosa, implicita ma non ovvia nel percorso della vita. Una possibile ricerca individuale: Come la consapevolezza di un andamento quasi musicale nella propria esistenza. 

Ancora di più oggi, in un momento in cui ogni essere della terra ha condiviso la stessa esperienza, in una sospensione dell’esistenza individuale, a tratti una vertigine, una specie di vuoto in immani silenzi, mi sembra importante condividere queste parole perché abbiano la possibilità di emergere di nuovo verso la vita.

Per questi percorsi dal retrogusto proustiano, si è inteso legare alle parole di Handke al rito di un gesto che rimanda all’infanzia, alla protezione rassicurante del focolare: uno dei gesti familiari più autentici e protettivi, come la preparazione dei biscotti – la meticolosa commistione degli ingredienti, la  scelta della forma, la cottura, l’attesa – da rituale intimo diventa collettivo, e momento di reale condivisione che si concretizza nella distribuzione dei biscotti agli spettatori. 

Quest’idea nacque con la mia tata Eleonora vent’anni fa, insieme a lei lo misi in scena nel 2001 al Festival Internazionale di Parma. Poi Eleonora ci lasciò. Ora la vorrei riproporre lo spettacolo con Anna Ravera, un’amica ed artista.

Eleonora Gianardi, la mia tata, è l’imprescindibile ispiratrice del progetto. Mi sento di dedicare lo spettacolo a Lei e a Franco Ravera, attore raro e potente che ha saputo mantenere nelle interpretazioni la sua natura profonda, ribelle e anticonvenzionale. Saranno nei nostri pensieri e a loro è dedicata la serata.»

Sara Bertelà



Sara Bertelà

Sara Bertelà è attrice, regista e formatrice. Frequenta la Scuola del Teatro Stabile di Genova e ventenne inizia la sua carriera teatrale lavorando con registi del calibro di  M. Sciaccaluga; M. Castri; G. Albertazzi; B.Besson; G. Lavia; G. De Bosio;  C. Pezzoli; C. Comencini; Andrée Ruth Shammah; Filippo Dini; Bruno Fornasari; Valter Malosti e altri. L’incontro con Carlo Cecchi, prima da spettatrice, poi diretta da lui, le permette di mettere a fuoco una ricerca artistica più vicina alla sua natura, cioè una recitazione in acting Grazie alla sua collaborazione con Valerio Binasco – con il quale condivide diverse esperienze, oltre agli anni di scuola a Genova-  e all’incontro con Fausto Paravidino in Exit, approfondisce questo percorso che trova un apice nello spettacolo Sorelle di Pascal Rambert nella passata stagione. Molti i ruoli sostenuti per la televisione e il cinema. Ricordiamo la mamma di Muccino nel film Il Mio Miglior Nemico di Verdone. E Sara sarà prossimamente nei panni di Amalia nell’ultimo film di Salvatores in prossima uscita, Il Ritorno di Casanova, accanto a Fabrizio Bentivoglio e Toni Servillo. Tra i molti riconoscimenti, l’ultimo, il prestigioso premio “Le maschere del teatro 2021” per l’interpretazione di Arsinoè nello spettacolo Il Misantropo, con la regia di Valter Malosti. Da sempre ama mettersi in gioco anche in esperienze estemporanee in stretto rapporto col pubblico, come questa avventura del Canto alla Durata.

Anna Ravera

«Anna Ravera è stata insegnante e animatrice di spettacoli teatrali e laboratori artistici per l’infanzia.
Fin da giovanissima ha inoltre coltivato la passione per la pittura esplorando diverse tecniche e supporti .
Ma dagli anni 2000 l’acquerello diventa la sua unica e più significativa espressione artistica.
Espone regolarmente in mostre collettive in Italia e all’estero.
I suoi ultimi lavori sono i Carnet de Voyage in cui annota e disegna ciò che il viaggio reale o immaginario le suggerisce.
Con Franco Ravera, suo fratello, ha condiviso l’amore profondo, appassionato, viscerale per ogni forma artistica, in primis il Teatro.
Con Franco che recitava praticamente sempre dovevi essere svelto a capire e sintonizzarti sulla sua frequenza… un allenamento continuo che ha ispirato i miei anni migliori.
Anna è anche un’artista dei biscotti, in particolare dei Canestrelli di Novi e li gusterete…»