PWF4 – LE ANTICIPAZIONI // Enrico e Salvo di Chi Per Es Teatro / Elvira Frosini di Kataklisma

tn_Enrico&SalvodiChiperEs_GUSTOEDISGUSTO_foto1_SancioAndreaSangiorgiEnrico e Salvo di Chi per Es Teatro (TO)
GUSTO E DISGUSTO – orazione degustativa
teatro – PRIMA NAZIONALE

interprete Salvo Montalto
testo Enrico Seimandi
messa in scena Salvo Montalto, Enrico Seimandi
produzione Enrico e Salvo di Chi per Es Teatro

Il gusto è la facoltà umana in grado di giudicare il sapore di un cibo: buono, schifoso, indifferente. Il piacere e il disgusto sono due possibili e antitetici giudizi che il gusto può esprimere nei confronti del cibo. Gusto e disgusto tracciano confini, cementificano certezze, suggeriscono pigrizia o curiosità, lasciano intravedere paure… gusto e disgusto sono ingredienti che contribuiscono a tracciare le identità degli individui e delle culture. La nostra orazione degustativa intende esplorare a partire da noi (Enrico e Salvo) le terre del gusto e i suoi fantasmi: le scelte e le rimozioni che si celano dietro differenti culture alimentari. La nostra orazione è degustativa perché parlando mangia e ricordando ciò che ha mangiato saliva e desidera oppure si schifa e si sdegna.

 

ELVIRA FROSINI - -FOTO-TOMAIUOLIElvira Frosini / Kataklisma (RM)
DIGERSELTZ
teatro

di e con Elvira Frosini
collaborazione artistica Daniele Timpano
disegno luci Dario Aggioli
materiali di scena Antonello Santarelli
assistente alla regia Alessio Pala
musiche originali Marco Maurizi
foto Claudia Papini, Antonello Santarelli, Michele Tomaiuoli, Futura Tittaferrante
produzione Kataklisma
in collaborazione con Arti Vive Habitat, Officine CAOS/Stalker Teatro, Consorzio Ubusettete

L’artista è come il maiale: non si butta niente. Uno spettacolo sulle mitologie contemporanee del mangiare. Uno spettacolo sull’attore: questa marginale, patetica e testarda vittima sacrificale che si ostina a mettere in scena l’eccedenza e lo spreco rituale. Digerseltz indaga il tema del cibo, del mangiare. Il cibo come ossessione del nostro tempo (di tutti i tempi?); il cibo come tema politico; mangiare come insopprimibile azione di sostentamento, pratica culturale massificata, metafora ossessiva, implosione autodistruttiva. Eppure pur sempre azione sotterraneamente rituale, legata al rapporto con il nostro corpo/fame, con la morte, con il sacro, con una comunità.